ASCOLTA IL MIO CUORE.....................




CHE PAURA, IO E GASTON!
di Giada Al.
La paura è un sentimento che si prova quando i nostri incubi diventano realtà. I ragni gli scarafaggi e qualsiasi insetto mi scatena il panico e, se li vedo, salgo sulle sedie e grido.
Però la paura che ho provato durante una lezione di equitazione non è paragonabile a quella per i ragni.
Mercoledì' scorso, come tutte le settimane, ho avuto la mia lezione di equitazione e ho dovuto montare Gaston.
Insieme a me c'erano Alice che ha usato Figurino e Virginia con la sua pony di nome Shakira.
Abbiamo iniziato facendo qualche giro di campo al passo, poi abbiamo trottato.
Quindi siamo passati a fare delle crocette e dei verticalini.
Quando Claudia, la nostra insegnante, ha aumentato l'altezza degli ostacoli abbiamo capito che a saltare doveva essere solo Virginia.
Lei fa parte del gruppo dei grandi e quindi prova il suo percorso e deve saltare, mentre noi piccoli ci dobbiamo mettere da una parte in campo per lasciare più spazio possibile agli altri per saltare e andare al galoppo.
Shakira, forse infastidita dai troppi circoli, è partita come un toro inferocit0 che aveva visto qualcosa di rosso.
Non si fermava ha cercato di far cadere Virginia che però è rimasta attaccata a lei e ha continuato a correre fino a quando non mi è venuta addosso, colpendomi un ginocchio.
Ho avuto molta paura per e per Gaston.
Il cuore mi batteva forte, mi era arrivato in gola, le mani hanno iniziato a tremarmi.
Non sentivo dolore mi aveva di striscio.
Ho avuto paura che Gaston reagisse scalciando e partendo anche lui al galoppo.
Shakira invece ha continuato la sua corsa fino al cancello.
Pensavo volesse saltare quell'ostacolo, ho avuto paura di molte cose: paura che Shakira facesse cadere Virginia, che mi facesse cadere, paura soprattutto per il fatto che mia madre fuori dal campo avesse sbiancato e mi facesse scendere da cavallo.
Questo per fortuna non è successo, però devo ammettere che la paura è stata tanta.

NOTIZIA MERAVIGLIOSA
di Camilla R.
In quel momento ho provato gioia!
Il due febbraio di due anni fa non me lo potrò mai scordare. Quella mattina mi svegliai presto.
Era sabato. Per quanto fosse sabato, e per quanto fossero le sette e le sette, per me, equivalessero alle quattro, mia madre era già in piedi da due ore buone.
Lo capii subito dal rumore di pentole che proveniva dalla cucina. Mi alzai, infilai il maglioncino e scesi per una ricca colazione.
Con mia grande sorpresa trovai sul tavolo del salotto una tazza di latte al cioccolato e un cornetto caldo appena comprato (sopra il tavolo c’era ancora lo scontrino…). La mamma non mi aveva ancora sentito, forse per lo sfaccendare con le pentole.
Pensai di mangiare in fretta, tornare su e schiacciare un altro pisolino. Come pensato, mangiai in fretta, ma appena misi il piede sul primo scalino, sentii che mia madre mi chiamava. Vidi, nella mia testa, l’immagine del mio amato letto infrangersi e poi dissolversi. Orrendo!
“Dove vai?”, mi chiese. “Da nessuna parte, mi volevo solo cambiare!”, risposi.
“E non si saluta?!”.
“Ciao mamma”.
Le andai vicino e le diedi un bacetto. “Non scappare, – mi disse – vado a chiamare papà. Io e lui dobbiamo dirti una cosa”.
Scese al piano di sotto. Mentre succedeva ciò pensai: “Brava Cami! E’ appena iniziata la giornata e già ti prendi lo strillone! Ottimo!”.
Per consolarmi, mangiai le briciole di zucchero rimaste nel piatto. Appena mia madre e mio padre tornarono, non persero tempo e incominciarono: “Allora Cami, - disse papà – intanto buongiorno.”
“Buongiorno”, risposi io.
“Tua madre e io abbiamo deciso, visto che hai buoni voti, di farti fare lezione di equitazione. Comincerai lunedì”.
Per dare l’idea, avete presente quando nei cartoni a qualcuno cade la mandibola per lo stupore? Ecco, mi sentivo così! Non so come ho fatto a non urlare, forse mi mancava la voce. Ma una cosa l’ho fatta: ho ringraziato i miei (non potete sapere come) e gli ho stampato due bei baci sulle guance.
Nel complesso, gli ho quasi… staccato la testa! E non so come non siano finiti all’ospedale. E’ stato fantastico!
Sono passati due anni, ormai, e gusto ancora quel momento con gioia. La prima lezione di cavallo andò meravigliosamente.
Oggi quella passione perdura e non so se abbandonerò il maneggio molto facilmente.

NEL BUIO DA SOLA
di Maria R.
La paura è un sentimento essenziale alla sopravvivenza.
Durante l'infanzia, siamo vittime di molte paure, più o meno comuni agli altri.
Però una che colpisce un po' tutti i bambini è la pura del buio.
Non conosco nessuno che non ne abbia sofferto.
Per me la paura del buio è stata molto forte. la sera, quando i miei genitori mi dicevano che dovevo andare a dormire, non avevo intenzione di salire le scale da sola; infatti tutte le volte i miei genitori mi accompagnavano.
Anche di notte, avevo tanta paura quando mi svegliavo e vedevo il mucchio dei panni sulla sedia che sembravano fantasmi, o sentivo i cani che abbaiavano in continuazione e facevano rumori come se qualcuno provasse ad entrare dentro casa.
Non avevo il coraggio nemmeno di mettere un piede a terra per paura che qualcuno o qualcosa mi tirasse giù dal letto. Quindi, in casi estremi gridavo "mamma!" per andare in bagno.
Piano piano le cose cambiarono, mi feci coraggio per sconfiggere il buio, per non averne così tanta paura.
Fortunatamente con l'età riesco a capire questa paura, che in fondo tutti abbiamo provato. Ora sono abbastanza grande per accendere le luci e farmi coraggio, ormai per me questo timore è passato.
Ora le mie paure sono altre, ho paura dell'Isis, che potrebbe far scoppiare la terza Guerra Mondiale, ho paura che nella vita non troverò lavoro, ho paura delle malattie.
Ho anche un certo timore dei professori, ma so che riuscirò a sconfiggerla.
La paura è uno dei sentimenti più brutti, ma al tempo stesso più utili, bisogna solo evitare che si trasformi in panico.

ALLA PROVA
di Valerio S.
Un paio di settimane fa, mentre facevo i compiti, ho sentito mio padre parlare al telefono con la società dell'Eretum. Quando ebbe finito mi chiamo e mi disse che ero stato convocato insieme ad altri due miei amici di squadre a fare un provino per il Perugia il lunedì successivo. In quel momento mi sono sentito felicissimo, ma anche come se una mano mi stesse stringendo il cuore. In quei due giorni sono stato tesissimo, non pensavo ad altro che al provino. arrivato il giorno cruciale, sono uscito prima da scuola, visto che l' appuntamento per andare al campo era all'13:00. Prima di cominciare la partita di osservazione ci hanno fatto una foto con tutti gli altri ragazzi davanti agli stemmi delle società associate al Perugia. Ci hanno diviso per età e la squadra di cui facevo parte ha giocata per prima ed io ero l' unico portiere. Negli spogliatoi ho conosciuto molti ragazzi simpatici e amichevoli. Entrati in campo il cuore mi batteva all' impazzata. dopo esserci riscaldati finalmente abbiamo iniziato a giocare. Ci siamo comportati tutti benissimo e anche se è finita con un pareggio sono stato felice lo stesso.

ASPETTANDOLA
di Fabrizio.F
Per me, l’angoscia è un po’ come l’ansia, solo che dall’angoscia sei tormentato. Mi trovavo sotto casa con un mio amico e vicino di appartamento e stavamo portando a spasso Tosca,il mio cane. Era sera e i lampioni della luce,poiché finivano al lato del mio garage,non illuminavano tutta la via. Intanto il mio cane si era allontanato per fare i propri bisogni. Noi l’aspettavamo invano, infatti, passavano i minuti, i secondi e lei non tornava. Così decidemmo di andarla a cercare nel buio della notte. La strada non era illuminata all’incirca per centocinquanta metri, così prendemmo i cellulari con i quali ci facevamo luce. Dopo pochi secondi il telefono del mio amico si scaricò e noi usammo soltanto il mio. Sfortunatamente, dopo cinque minuti si scaricò anche il mio Samsung Galaxy Core Plus e ci ritrovammo al buio, quand’ecco che sentii Tosca abbaiare e così le corsi incontro. Mentre correvo, come se la fortuna non fosse stata tanta, urtai contro un’auto in sosta facendomi male alla gamba. Cominciai a chiamare sia il mio amico Andrea sia il mio cane, che ad un certo punto inciampò su di me e cadde. La prendemmo a ridere e poi sentii Tosca che tutto ad un tratto mi leccò il viso. Io ed il mio amico ci alzammo e tornammo a casa. Erano le dieci e appena salimmo suo padre, mia madre e Gabriele ci chiesero dove eravamo stati tutto quel tempo e noi, ridendo, raccontammo l’accaduto.

ASPETTATIVA - VERRES
di Camilla R.
L’aspettativa la proviamo tutti , sempre. E’ forse l’emozione più ricorrente. La proviamo per ogni piccola o grande cosa che verrà. Per esempio quando parliamo di un pasto e ci viene voglia di qualcosa in particolare e speriamo che ci sia, quando andiamo in vacanza in un posto sconosciuto e in molte altre occasioni. E’ come una candela di speranza che si accende ogni volta con un entusiasmo paragonabile a quello dei bambini mentre scartano un regalo. Alcune volte questa speranza viene ben ripagata, altre volte no. Essendo un’emozione che dipende molto dal carattere di ognuno di noi, l’essere ripagata dipende anche dallo stato d’animo in quel momento e anche da quanto era alta la nostra aspettativa. Per esempio, a me è successo nelle vacanze appena trascorse quando, in Valle d’Aosta, sono andata a visitare il castello di Verres. Il castello di Verres è un castello militare risalente al 1500 e costruito dagli Challant, una famiglia potente dell’epoca. L’aspettativa l’ho provata in macchina mentre attraversavamo le montagne con la cima immersa nella neve. Non riuscivo a stare ferma. Mi immaginavo di scene di vita del passato che si svolgevano nel castello.  Immaginavo questo castello imponente che giaceva su una rupe. Avevo i brividi  dalla gioia! Mi sentivo invasa dal fuoco della curiosità. Sembrava che il tempo non passasse mai. Ero veramente impaziente! Quando sono scesa dall’auto, ho avuto un tuffo al cuore: il castello rispondeva esattamente alle mie aspettative. Era costruito interamente in pietra con ponti levatoi originali e camini grandi due volte le nostre cattedre. Purtroppo la mobilia era stata presa dagli stessi Challant prima di rendere il castello allo Stato. Tornando alle sensazioni mi sentivo elettrica e scattante. Ma anche leggera. E’ stata un’esperienza bellissima! In questo caso le mie aspettative sono state ripagate profumatamente.

 




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